>> Museo Archeologico Statale di Vibo Valentia
Dal 1995 il museo è collocato nel castello normanno-svevo costruito per volontà di Ruggero il Normanno su quella che fu la città greca di Hipponium ed è intitolato al conte Vito Capialbi, studioso ed archeologo della zona del XIX secolo.
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I materiali conservati nel museo ci permettono di conoscere molte delle storie che si sono susseguite nell'antica città greca di Hipponium, odierna Vibo Valentia. Fondata da un nucleo di coloni provenienti dalla Locride, regione povera della Grecia, sul finire del VII sec. a.C, la città fu l'ultima delle colonie greche insediate sul territorio dell'attuale Calabria, scelto in quanto offriva uno sbocco commerciale sul Tirreno.
La datazione delle opere comprende un periodo che va dall'epoca antica fino all'età medievale.
A proposito di ... elmi
Gli elmi antichi servivano a salvaguardare il capo ed il viso dei guerrieri. Erano quasi esclusivamente in bronzo con uno spessore consistente, costituiti da:
. calotta per la testa
. paranaso e paraguance per il viso
Ad Hipponion, la maggior parte degli esemplari presenta paraguance a forma falcata, ma vi sono anche elmi con paraguance a testa di ariete e a contorno angolare.
Gli elmi rinvenuti nell'area sacra in località Scrimbia molto spesso sono decorati con lamine in bronzo o in oro, anche sulla parte frontale dell'elmo.
Tra gli elmi ritrovati alcuni, considerate le loro dimensioni e soprattutto le loro ricche decorazioni, forse sono stati utilizzati dai greci di Hipponion durante le parate militari o addirittura solamente all'offerta votiva del santuario, e che quindi fossero oggetti di grande pregio.
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Il Culto di Persefone, dea fanciulla
Gli oggetti antichissimi che vedrai ora sono alcuni degli ex voto, segni della religiosità dei Greci, che gli abitanti di Vibo offrivano a Persefone, a sua madre Demetra o al marito Ade.
I pinakes sono tavolette di terracotta, veri e propri quadretti votivi che venivano appesi agli alberi nei recinti sacri o sulle pareti nei santuari per propiziare la semina, la raccolta dei campi, la fertilità dei giovani sposi.
Su di essi sono rappresentate scene del mito e del culto di Persefone, che insieme alla madre Demetra, presiedeva alla coltivazione dei cereali e alla fertilità dei campi. Sono lavorati a basso rilievo e dipinti con colori vivaci (azzurro, rosso, bianco, giallo, grigio), di cui restano tracce su alcuni esemplari.
Il pinax, qui sopra, rappresenta la Dea Persefone seduta davanti ad un tavolo, che apre una cesta sacra contenente un fanciullo, simbolo della fertilità dopo le nozze - la sua datazione risale al IV sec. a. C.
Il centro di produzione di questi oggetti fu la città di Locri, ma alcuni esemplari di pinakes sono stati rinvenuti anche a Vibo Valentia e Rosarno. La dea Persefone a Vibo, oltre al consueto ruolo di protettrice della coltivazione dei cereali e di regina dell'oltretomba, accompagna e protegge le nozze delle giovani donne con rituale di passaggio dallo stato sociale di fanciulla a quello di sposa
Il vaso per unguenti modellato a forma di figura femminile che regge in mano un uccello è anch'esso un ex voto che rappresenta una donna che reca doni alla divinità; il vaso d'importazione, è stato prodotto nella Grecia orientale e risale alla metà del VI sec. a.C.
Il toro nella statuetta di terracotta rinvenuta insieme a numerosi altri esemplari dello stesso tipo, rappresenta le greggi prospere, connesse al culto di Persefone protettrice delle coltivazioni e dei campi, che ritorna dalla madre Demetra dopo essere stata, per sei mesi, nel regno dei morti col marito. Datazione VI sec. a.C.
A cura della dott.ssa Maria Teresa Iannelli
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