Se il vento ha un colore, quale colore sarà?

di Patrizia De Socio
Coordinatore del Centro per i servizi educativi del museo e del territorio - Servizio II Direzione generale per la valorizzazione del patrimonio culturale - MiBAC

 

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L'idea di dedicare un piccolo corso di aggiornamento  che fornisse a quanti lavorano nei musei a comunicarne valori e contenuti, le informazioni di base sui libri tattili, nasce da una passeggiata in un bel parco romano, in uno di quei primi pomeriggi primaverili pieni di profumi che la natura,  ostinata ad affermare la sua supremazia anche nel cuore di una città dominata dai tubi di scappamento, le brusche frenate di autobus e moto, gli stridii di gomme e i brani di conversazioni urlate per sovrastare il rumore del traffico, qualche volta ci regala.

Immaginate dunque con quale sollievo e buona disposizione d'animo mi lasciai alle spalle l'asfalto delle strade romane per  entrare nei viali accoglienti di Villa Borghese e visitare una esposizione.

A poche decine di metri dall'ingresso del parco, il piacevole scrocchio dei rametti secchi schiacciati dalle suole delle scarpe, il cigolío del ghiaino lungo il sentiero, le foglie delle siepi di alloro che, rigide, un po' pungono un po' frusciano quando le si sfiora, il gracchiare delle cornacchie mi comunicavano la loro realtà con un linguaggio fatto non di parole ma di suoni, percepiti nel loro insieme forse in virtù della mia momentanea  concentrazione sul motivo che mi conduceva  in quel luogo.

E così il profumo dell'erba  tagliata di fresco, le siepi di mirto sfiorate con la mano, la resina dei pini, l'improvviso tepore  sulla pelle provocato dal passaggio dall'ombra umida dei viali alberati agli slarghi assolati: era il linguaggio degli odori, l'idioma del tatto che lanciavano messaggi  senza parole  quasi a volermi preparare ancora una volta, all'incontro, sempre coinvolgente, con la cecità.

Informazioni arrivavano al mio cuore da tutte le parti del corpo, compresi i miei occhi. Contenti di rivedere l'amico Innocenzo Fenici che mi aspettava davanti  la Casina di Raffaello a Villa Borghese, per accompagnarmi   a visitare una mostra di libri tattili con un bellissimo titolo che, come seppi, citava la domanda rivolta da un bambino cieco a suo padre: «.... Di che colore è il vento ? » La mostra [1] aveva tra i suoi realizzatori la Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi, da sempre partner  del Centro per i servizi educativi nei progetti di educazione al patrimonio culturale per le persone ipovedenti e cieche, con cui già da un po' stavamo ragionando sulla fattibilità editoriale di un volume tattile per narrare  a bambini con difficoltà visive forse un dipinto, forse un monumento, forse un percorso cittadino.

Le idee non erano ancora chiare su quale potesse essere il soggetto ma l'opportunità  di visitare una mostra di libri tattili era un'occasione davvero unica per capire meglio questo genere di prodotto ‘ibrido' difficilmente collocabile in un settore ben definito di una biblioteca: sezione ‘Didattica speciale' oppure ‘Libri d'artista'?  Bisognava dunque capire il prodotto per verificarne l'applicabilità ai progetti del Centro.

Questi libri tattili, infatti, sono libri un po' speciali, di difficile etichettatura, in cui ogni pagina propone un contenuto culturale ma lo propone ricorrendo a strumenti alternativi o complementari al sistema grafico nero su bianco e allo stesso braille, affiancandoli all'uso di materiali diversi, quando non a veri e propri piccoli oggetti, per narrare  al bambino  il mondo che lo circonda e farlo entrare nel gioco delle emozioni che la lettura regala a tutti, con delle pagine sui cui sono applicate forme a rilievo: una barca, un animaletto, una suppellettile, una ragnatela, una nuvola, resi con tessuti e materiali di diversa consistenza e genere quali plastica, cartoncini, bottoni, velours, metallo, pelouche....

La forma, descritta e raccontata dal braille, dal nero su bianco e dalla ricostruzione polimaterica  produce conoscenza, offre risposte ai tanti: ‘che cos'è?' di un bambino  e richiama  ricordi, esperienze, atmosfere (una vacanza al mare, il corretto modo di usare una forchetta, l'attimo magico che precede il sonno, il timore di un animaletto incontrato in campagna)

E' il gioco della  conoscenza,  grazie al quale il bambino recupera informazioni, cresce  ed esplora  il mondo e, crescendo, costruisce il suo pensiero operativo e la sua capacità di emozionarsi. 

Attraverso la conoscenza e la  creatività, che poi sono un po' la stessa cosa perché la prima allarga gli orizzonti percettivi e stimola la creatività e la seconda della conoscenza è il braccio pratico,  il bambino impara, dunque,  a  prendere possesso intellettualmente e psicologicamente  della realtà, a sviluppare le proprie risorse interiori,  a sostenere ed arricchire immaginazione e intelletto.

Conclusa la visita, insieme ad  Innocenzo concordammo di organizzare una piccola replica di quella esposizione  dedicandola, come dicevo all'inizio, ai responsabili dei servizi educativi dei musei, con lo scopo di diffondere il prodotto e la sua filosofia ‘applicativa': le buone idee hanno le gambe lunghe e non v'è dubbio che nel visionare da vicino prodotti così ricchi di idee, di fantasia  e di amore, qualche buona idea avrebbe prodotto facilmente ottimi risultati anche nel campo dell'educazione al patrimonio culturale.       

Qualche mese dopo, con l'arrivo al Centro per i servizi educativi di Elisabetta Borgia insegnante con esperienza di didattica speciale, l'idea cominciò a ‘prendere forma' per arrivare a concretizzarsi in una giornata di formazione in cui  autori di libri tattili, pedagogisti, studiosi, ricercatori, scrittori, tecnici dessero il loro contributo di esperienze e di idee su questi libri preziosi, spiegandone caratteristiche e potenzialità ad un pubblico che per mestiere deve anche comunicare il patrimonio. 

In un saggio di qualche anno fa  Annamaria Testa, nota pubblicitaria ed esperta di comunicazione, nello spiegare le varie fasi del processo comunicativo diceva: «Comunicare con qualcuno facendogli, magari, capire il qualcosa che si vuole esprimere è un risultato (per niente naturale e automatico) connesso con le caratteristiche delle entità coinvolte nel processo e con l'ambiente. La differenza fra comunicare qualcosa, comunicare a qualcuno e comunicare con qualcuno è simile a quella che c'è (potete scoprirla in qualsiasi luna park) tra il fatto che una freccetta sia lanciata, il fatto che la freccetta arrivi a piantarsi su una superficie, il fatto che sulla superficie sia dipinto un bersaglio, il fatto che questo venga centrato e il fatto che venga guadagnata in premio una bambolina.» [2].

Questa citazione sarà forse utile a comprendere quanto sia importante che i lanciatori di freccette, cioè tutti noi intesi come sistemi che comunicano, siano consapevoli di cosa si può fare ‘lanciando freccette', a quali condizioni, con quali risultati. Consapevoli che nel nostro  caso vincere la bambolina vuol dire  trovare il modo migliore per raccontare la bellezza dell'arte a chi non vede.

 


[1] La mostra ‘Di che colore è il vento?' si è tenuta a Roma dal febbraio al maggio del 2009, in occasione del bicentenario della nascita di Louis Braille, presso la Casina di Raffaello. In concomitanza con la mostra, cui aderirono le Biblioteche di Roma, fu approntata dalla sezione italiana di IBBY (International Board on Books for Young People) una interessante e ricca rassegna di libri  provenienti da tutto il mondo, prodotti per giovani con disabilità della vista,dell'udito, della cognizione.

[2] A. TESTA, Farsi capire, op. cit. pag. 13 ss., Milano, Rizzoli, 2000.

 

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